Questa è la seconda parte della pagina ... che vuole essere un omaggio sia ai veri sentimenti, ma soprattutto ad una nave che è riconosciuta come la più bella del mondo; ad un veliero che, non mi stancherò mai di dirlo, ma più lo conosco e più mi affascina!
Tra poco capirai perché ne parlo così, e credo concorderai su queste affermazioni.
ed ecco ... Bristol
un simpatico gattino salito a bordo del Vespucci
durante la Campagna Addestrativa del 1955
(foto fornita da Gabriele - Corso Draghi)
Per cominciare, se non l'hai già fatto ti consiglio di andare a leggere la prima parte di questa pagina "Omaggio alla nave". Se vuoi conoscere meglio la nave di cui si parla ti consiglio inoltre di andare a vedere l’indice. In caso contrario, prosegui e … buona lettura!
E’ mia intenzione, con questo spazio dedicato alla Nave Scuola Amerigo Vespucci, di farti conoscere e, di conseguenza, di farti partecipe delle emozioni che questo veliero suscita.
Questo avviene non solo in chi ha avuto l’occasione di essere a bordo, perché imbarcato tra l’equipaggio, ma anche in chi l’ha solo vista per pochi minuti stando semplicemente a terra.
Emozioni, stati d’animo, sensazioni, sentimenti intensi, che mi ritengo molto fortunata di aver percepito, e soprattutto potuto leggere, nelle varie e-mail che ho ricevuto grazie al sito, e grazie a quello che si crea attorno a questa nave.
E’ bello sapere che al mondo esistono, e palpitano, ancora dei cuori … ed anche questo è il Vespucci!
Un doveroso e sincero ringraziamento lo devo rivolgere a tutte le persone che mi hanno scritto, e mi stanno scrivendo. E’ anche grazie a loro che questa nave si presenta ancora più affascinante. A questo aggiungo il potere che ha di avvicinare anche le persone più lontane, ma forse questo deriva in parte dal mare in sé.
Mio nonno ha lavorato per molti anni in Arsenale a Venezia e mia madre spesso mi raccontava, a volte con nostalgia, della sua vita, dura e avventurosa di giovane ragazza veneziana. E un ricordo che ho di lei è quando mi descriveva il passaggio nella laguna delle due navi scuola Amerigo Vespucci e Cristoforo Colombo e io l'ascoltavo come se fosse una piccola favola.
La prima volta che sono salito a bordo del Vespucci è stato nel lontano 1965 nell’Arcipelago della Maddalena, un luogo incantato e meraviglioso che allora lo incorniciava altrettanto meravigliosamente accrescendone il fascino.
Non scorderò mai quel giorno, mi sembrava di vivere un’avventura e sai una cosa … quando mi sono trovato sul ponte di quella nave, mi sono sentito altrettanto importante e fortunato, perché in qualche modo appartenevo anch’io al suo mondo fatto di vento e di bellezza. Certo la vita lassù è dura, ma è altrettanto vero che è meravigliosa.
... fra tutti coloro che hanno vissuto a bordo, ancora oggi e per sempre avranno di quel vascello … un ricordo indelebile.
Devo dire che pur avendo navigato parecchio e pur sentendomi particolarmente legato all'ambiente dei sommergibili dove ho trascorso oltre un decennio il "sapore di mare" del Vespucci mi è rimasto nel cuore.
D'altro canto il primo imbarco (così come il primo amore) non si scorda mai.
Dopo il diploma, l'Accademia Navale e dopo pochi mesi: il Vespucci! Incredibile come solo tre mesi possano trasformare radicalmente un individuo. Profondamente maturarlo. Perché il Vespucci tempra dei giovani cercando il loro limite. Si fatica moltissimo e si dorme poco (talora 2/4 ore al giorno) e la disciplina è severa.
Quando si pensa di non aver più risorse si scopre che il limite è ancora più in là.
L'aver dato prova di sè sia moralmente che fisicamente matura in maniera sostanziale dei giovani che divengono incredibilmente sicuri di sé. Uomini passati alla "prova Vespucci" e si ama la nave teatro della trasformazione.
All'uscita dal Corso Allievi Segnalatori 1951/52 svoltosi a La Maddalena, a fine corso nel Maggio 1952 fui inviato come, primo imbarco, su questa gloriosa unità, insieme ad altri due allievi.
*** tutta la mia felicità all'atto di quell'imbarco in quanto quella gloriosa nave è stata costruita nei Cantieri Navali di Castellammare di Stabia (NA), mia città natale ed inoltre varata nel Febbraio 1931, stesso anno della mia nascita. Potete immaginare il mio orgoglio ogni volta che sul giardinetto di poppa, vedevo la targa che ricordava l'avvenimento con il nome della mia città.
Nel 1952 partecipammo alla prima crociera in Sud America (Brasile, Argentina, Uruguay, ecc.) mentre nel secondo anno d'imbarco, 1953, partecipammo alla sfilata a Portsmouth, in Inghilterra, per festeggiare l'avvenuta incoronazione della attuale Regina Elisabetta II e solo su questo avvenimento voglio descrivervi un aneddoto.
Alla fonda nella baia di Portsmouth eravamo circa cento navi, di tutte le Nazioni del mondo, disposte su molte file e la Regina, insieme al marito dalla plancia della Corvetta (mi sembra si chiamasse Enterprais!!!), quando arrivò all'altezza della bellissima Vespucci, con tutti i cadetti ed i marinai schierati sui pennoni per il saluto alla voce, rimase così colpita da quella visione che continuava a girarsi per godersi quello spettacolo, tanto che il marito Filippo d'Edimburgo, dovette richiamarla per farla girare e salutare anche le altre Unità presenti.
Io seguii questo avvenimento, con il binocolo, nascosto sulla plancia di poppa e mi sentii veramente fiero di far parte dell'Equipaggio della A. VESPUCCI e di essere un Marinaio della Marina Militare Italiana.
*** e proprio nella stanza da cui vi scrivo ho appeso una grande fotografia di quella Nave che oltre ad essere mia concittadina è anche mia coetanea.
(e-mail del signor Salvatore Ingenito - per gentile concessione della rivista "Marinai d'Italia").
Il Vespucci è un mito, una presenza che è costante in ogni minuto del primo anno (ndr: dell’Accademia). E' presente nei racconti degli "anziani", nei racconti degli ufficiali, nelle esercitazioni sul brigantino interrato, che sono un lieve antipasto di ciò che arriverà in estate, nei compiti di navigazione, nell'abituarsi a dormire poco e a sfruttare ogni secondo di tempo per potersi riposare quando si può. In ogni cosa compare, di riffo o di raffo, il fantasma del Vespucci. Cominci a bramarlo e anche un po' ad odiarlo già da subito. NAVE AMERIGO VESPUCCI, lo spartiacque: di qua i pivoli (ancora terraioli), di là quelli che l'hanno fatto: anziani, aspiranti, ufficiali e così via.
Ogni tanto mi capita di sentire qualcuno che attacca a parlare del Vespucci, come se fosse casa sua, mi bastano poche domande o ascoltare veramente poco di quel che dice per capire subito se c'è stato davvero o meno e poi, a volte, infierisco. Il Vespucci è un "clan" ristretto, non importa se ci sei stato come allievo dell'Accademia, o del Morosini, oppure se ci hai fatto la "naja", o eri effettivo a bordo, o ci hai trascorso anche solo un giorno con quelle visite dell'ANMI, o della Lega Navale, o simili. Quella nave "maledetta" è una vera sirena e ti rapisce, te la porti dentro per il resto dei tuoi giorni, anche se magari non la vedrai mai più. Ci sono cose e luoghi magici al mondo, il Vespucci è uno di quelli …
Come sali a bordo, capisci che stai per far parte di qualcosa di speciale, anche se non ne afferri ancora né il senso, né i particolari, già l'odore ed i rumori (parlo della mia esperienza) ti prendono. ...
Quando penso al primo impatto con la Nave, la mia memoria mi fa come risentire quell'odore particolare che hanno le navi: un misto di cose salmastre, nafta, odore di cucina e grasso di macchina che associato all'esperienza piacevole che ho ricevuto da quel guscio d'acciaio invelato diventa olezzo assai gradevole …
Poi ogni minuto che passa è una nuova scoperta, alla fine diventi parte attiva ed indispensabile di quel mondo. A proposito degli odori: dopo aver "riparato" gli esami, me ne sono ritornato a *** in licenza (piuttosto gasato ... dopo tanta fatica!), quando ho aperto la valigia ho avvertito per un attimo "la puzza del Vespucci". Quanta malinconia ripensare ai giorni appena trascorsi. Però avevo anche momenti esaltanti, amici e parenti che volevano sapere di tutto e di più e ti guardavano come se tu fossi tornato indietro dalla luna. Il mito non conosce confini.
Lo stesso capita al rientro in Accademia, i "pivoli" ti guardano come se tu fossi un marziano (almeno il primo mese) …
Il ricordo che ho dei primi giorni di navigazione è di un caldo soffocante di giorno e di freddo umido di notte. Sul mare, anche in piena estate, di notte fa freddo.
Tutto a bordo è impregnato di salsedine e l'umidità la fa da padrona. Quando sei di guardia di notte, tra i disponibili, cioè quelli che lavorano con le vele e dormi sullo sferzo …
Le tre settimane (alla fine interminabili) di navigazione che separarono Livorno da La Coruna trascorsero intensamente. Da terraioli imbranati, facevamo passi da gigante su tutti i fronti, dalle manovre sui pennoni con le vele, alle varie attività di bordo, alle nostre nuove conoscenze nautiche, qui non più teoriche, ma apprese direttamente "sul campo".
Il Vespucci, con la Sua maestosità e carisma, ci stava pian piano inglobando nel Suo tessuto connettivo. Stavamo diventando parte di quell'acciaio e di quei legni senza troppo accorgerci. La fatica, derivata dal non allenamento a quella vita era davvero tanta. … a furia di ripetere all'infinito tutto (ndr: a causa di un fotografo a bordo molto esigente), per favorire le riprese e gli scatti, arrivammo in un tempo veramente breve ad un livello operativo più che eccellente, ormai dopo una decina di giorni eravamo quasi al livello dei nocchieri ed il "gap" di minuti di differenza nello svolgere le varie manovre si riduceva a vista d'occhio. … Almeno, quest'aspetto, faceva sentire un po' meno la fatica e ci davi dentro anche solo per puro spirito di competizione.
L'apoteosi venne toccata al passaggio dello stretto di Gibilterra, quando penso a quell'evento ho ancora i brividi a più di ** anni di distanza da quella mattina.
Era mattino presto … siamo in prossimità dello stretto, una decina di miglia scarse ed il vento sta decisamente montando. Io ero impegnato a scartavetrare una parte della murata di una lancia che poi avrei dovuto verniciare, dopo la riparazione … esce il caratteristico fischio che richiama al posto di manovra generale alla vela. Quando questo accade, la nave è in subbuglio, tutti, ma proprio tutti corrono all'impazzata al posto assegnato. Ognuno ha un ben preciso posto, da dove partire per salire a riva. … quasi nessuno è esente dal lavorare. Si parte, le sartie vengono prese d'assalto, nostromi che urlano, fischiano, nocchieri ed allievi salgono a velocità supersonica, in un niente i pennoni sono al completo, i gabbieri e gli uomini in coffa pronti. Io con la pancia appoggiata sul pennone (gabbia di maestra lato dritto), in varea ho già, come tutti il matafione in mano ed attendo il comando per mollare. Qui la coordinazione e la sincronia sono fondamentali, un ritardo o un anticipo, pregiudicano la buona distesa delle vele e possono causare degli impicci delle manovre correnti, tutto deve funzionare a tempo come una grande orchestra sinfonica, il cui direttore, il primo nostromo (capo ***) da' i tempi d'esecuzione. In un niente la nave è invelata, abbiamo il vento al lasco sulla sinistra. Ad un certo punto una foschia sempre più intensa (anzi una vera nebbia) avvolge tutto: di sopra il cielo sereno con il sole che scalda, poco sopra il livello del mare una nebbia che ovatta tutto l'ambiente, nave compresa. … il vento aumenta d'intensità, bisogna ridurre la velatura i primi ad essere ammainati sono i trevi che sono le vele più grandi (quello di maestra è più grande di un campo da tennis, per rendere l'idea), poi velacci e velaccini ..., alla randa si cominciano a dare le mani di terzaroli, si mettono a segno le vele di strallo ed i fiocchi.
D'improvviso, come è arrivata, la nebbia scompare, sulla dritta compare con tutta la sua imponenza la rocca di Gibilterra, fa paura con quelle pareti scoscese di roccia. Sulla sinistra si intravede la costa di Tangeri. Il Mediterraneo sta finendo. Il mare di un blu acceso è un brulicare di creste bianche che si sfaldano ora contro lo scafo ora nel vento che è ora diventato veramente teso, lo scafo è percorso da vibrazioni che paiono tuoni di un temporale, la scia è bianchissima, sembra schiuma di detersivo e piatta come un'autostrada, la nave a volte spinta da quel vento incredibile e dal moto ondoso pare planare. Il silenzio (le macchine sono state spente ed i generatori sono al minimo) è irreale, solo l'urlo del vento e lo sciacquio delle onde fanno da colonna sonora a quella spettacolare situazione.
Io, mentre, pancia appoggiata sul pennone ed in bilico sul marciapiedi, riduco con i miei compagni la velatura, mi inebrio dello spettacolo, sono, come del resto tutti, attonito ed emozionato.
Ad un certo punto dalla plancia di prora si sente un urlo, si apre la porta e il STV *** salta come un bambino abbracciando tutti, dall'altoparlante, la voce di qualcuno annuncia: "....abbiamo toccato 13,5 kts ... nuovo record di velocità a vela nel passaggio dello stretto, congratulazioni a tutti!"
E’ un susseguirsi di urli, abbracci, gioia allo stato puro, ci sentiamo come dei bambini che si stanno divertendo un mondo con il nuovo giocattolo …
Il Vespucci ci ha dato la prima delle sue lezioni di vita: tutti ufficiali, sottufficiali, nocchieri, allievi ed equipaggio sono ormai un'unica entità, il processo di amalgama si è quasi del tutto completato. I nocchieri ora non ci guardano più con sufficienza e noi non ci sentiamo più degli estranei a bordo. La Nave è diventata anche la nostra nave!
Finalmente eravamo nell'oceano ATLANTICO, non più in quel "laghetto" che è il mar Mediterraneo. Le due acque, quelle mediterranee più salate da una parte e più chiare, quelle meno dense dell'Atlantico, molto più blu dall'altra, tardano a mescolarsi, dando un effetto ottico meraviglioso. Finalmente eccoci nell'oceano …
… il Vespucci aveva compiuto anche questa magia: dopo tanta fatica, imprecazioni, parolacce, sudore, sangue e lacrime, tutto sfociava in una goliardata, tante pacche sulle spalle e l'orgoglio di sentirsi parte integrante di un meraviglioso organismo pulsante.
L'entrata nel fiordo … voli delle più diverse specie di uccelli acquatici ci accompagnavano con le loro evoluzioni da ogni direzione in uno scenario che aveva dell'incredibile. Eravamo tutti estasiati. Ad un certo punto, il Vespucci, come un pifferaio magico che attira a sé i topi, viene circondato da una miriade di piccole imbarcazioni, dalle derive a vela, a piccoli motoscafi, a lance a motore, gommoni e quant’altro, una scorta non organizzata che è venuta a rendere omaggio a quella nave che pare uscita dalla macchina del tempo. Uno spettacolo che si ripeterà ad ogni entrata in porto, per poi ripetersi ancora all'uscita, il giorno della partenza.
Allievi e nocchieri, sgobbavano all'unisono. Le rivalità e la diffidenza della prima ora, avevano lasciato posto a qualche simpatico sfottò. C'era stima reciproca e, quel che più contava in questi casi, c'era molta collaborazione.
Durante le prime settimane di navigazione ogni giorno si scopre qualcosa di nuovo, sia della nave che dei suoi abitanti. … Una nave, come il Vespucci, non è solo un ammasso di legno, lamiera, cavi, tela o altro, più o meno assemblati ordinatamente, è soprattutto un "ammasso" molto eterogeneo di umanità. Ognuno ha la sua storia ed è diverso dagli altri …
… E' il vero andar per mare. Navigare, magari per giorni in mare aperto, senza cambi frequenti di rotta, non ha molto fascino, anzi direi che è piuttosto noioso, ma lì, in mezzo a quel traffico, tutti sono all'opera, concentratissimi su quello che fanno. … la sensazione che provi ad avere lo scafo con tutta quella gente sopra, in fondo che dipende dalle tue mani, è, per me, impareggiabile.
Una delle cose più belle che ti può capitare quando vai per mare, e stai navigando in mare aperto, è l'incontro con degli animali. … creature marine: delfini, balene, capidogli, globicefali e altri cetacei più o meno comuni. Oppure pesci: squali, tonni in mangianza, uno spettacolo incredibile, tartarughe, banchi di meduse, i pesci volanti. … La natura, in mare aperto è sempre protagonista e mostra cose fantastiche ogni volta. Ma per mare non ci sono solo le creature marine a far visita ad una nave. Il cielo di sopra è un via vai di uccelli di tutti i tipi. Dai gabbiani … sempre pronti a tuffarsi non appena qualcosa di commestibile viene gettato in mare o ad altri uccelli marini, che ti lasciano estasiato con le loro acrobatiche evoluzioni. Nel cielo, in mare aperto, spesso si vedono formazioni nutritissime di uccelli migratori. … questi pendolari stagionali … percorrono anche decine di migliaia di kilometri. Una nave, spesso, per loro, rappresenta una sosta rigenerante durante la traversata. … la nave si popoli improvvisamente di vocianti creature che al limite dello stremo cercano un po' di riposo. Tutti i marinai degni di questo nome, rispettano questi animali e magari danno loro qualche pezzo di pane o altro per rifocillarli.
Il Vespucci, con i suoi alberi e pennoni, agli occhi di questi viaggiatori del cielo, deve apparire come un autogrill in mezzo al mare.
… una mattina, in pieno oceano … due passeri, infreddoliti e bagnati dall'umidità ci hanno fatto visita e sono rimasti a bordo per tutta la mattinata, saltando da un pennone all'altro, per poi ripartire in direzione della costa. Veramente due uccellini temerari e non fanno molta differenza gli alberi di un parco o gli alberi di una nave: sono sempre alberi!
Alludevo a questo quando dicevo che la magia del Vespucci attira anche le creature dell'aria.
I ponti del Vespucci erano praticamente deserti, il silenzio era il vero padrone della nave. Ne approfittai per fare un giro della nave, per imprimermi nella mente tutti i particolari di questa nave meravigliosa, passai una ventina di minuti davvero intensi. Di colpo, come l'altoparlante diffuse la sveglia, la nave si popolò di colpo, vista dall'alto, sembrava un formicaio, un altro giorno era appena cominciato: l'ultimo giorno a bordo.
… il dolore del distacco da un ambiente in cui ti sei arricchito di cose che alla partenza neppure immaginavi. … In quei momenti, consideri la Nave, non più come un insieme di lamiere, legni o altro, ma ne avverti il respiro, il battito del suo cuore, la carezza benevola, come di un vecchio maestro che ti invita ad intraprendere la tua strada da solo, dopo che ti ha insegnato tutto quel che sapeva. …
Mi piace pensare che una parte di me è rimasta là, così come per tutte le migliaia di persone che ci hanno lavorato, sudato, bestemmiato e, saliti, come me terricoli, ne sono scesi marinai, soprattutto nel cuore. C'è dentro di noi, parlo di chi ci è stato imbarcato … un qualcosa di speciale … un'esperienza che ci ha segnato per tutta la vita … Su quelle griselle, su quei pennoni, in quei locali, dal più insignificante dei rivetti dello scafo alle maniglie della ruota del timone, tutto parla e ti fa sentire l'anima e la fatica di tutti quelli che ci hanno lavorato, dall'allestimento in cantiere all'ultima navigazione di oggi.
Il Vespucci ha questa, fra le tante particolarità, quella di legare con un filo invisibile, ma saldissimo, tutte, ma proprio tutte, le persone che ci hanno avuto a che fare, siano stati essi personale imbarcato o semplici visitatori occasionali.
Ci sono oggetti (e il Vespucci, nonostante tutto, alla fine è un oggetto molto bello!) che vanno al di là della materia, sprigionano "energie" che opportunamente "recepite", ti condizionano per tutta la vita.
Ora, per alcuni (e Tu ne sei un esempio lampante), l'effetto di quest'energia risulta "devastante", per altri, magari, le conseguenze sono un po' più "soft", ma, in ogni caso "l'oggetto", quando ci hai a che fare non ti lascia indifferente. Non ho mai conosciuto nessuno che, alla vista della Nave, sia dal vivo che in film o in foto, non abbia avuto una benché minima reazione in positivo.
Questa è quella che io (e molti altri) definisco la sua "magia".
Purtroppo non ho ricordo del mese e dell'anno ma, tra il 197* e il 197*, mi trovavo imbarcato su una m/n della Soc. di navigazione ITALIA, poteva essere il ROSSINI o il DONIZETTI, o ancora l'AUGUSTUS, o la LEONARDO DA VINCI, ero ufficiale in comando di guardia. Una sera intorno alle 20.00 avvistai la splendida AMERIGO VESPUCCI in contro-rotta, di mia iniziativa senza avvertire neppure il Comandante, accesi l'interfono e diedi avviso ai passeggeri che entro 15 minuti avremmo incrociato la nostra nave scuola. L'incontro avvenne con il cerimoniale di rito, saluto alla bandiera e fischi delle sirene.
Tutti i nostri passeggeri, uscirono sui ponti. Non ho fotografie che mi ricordino l'incontro, mi chiedo se qualche membro dell'equipaggio dell'Amerigo ci ha fotografato, e se ha memoria dell'incontro. Da parte mia ho solo da aggiungere un particolare, ci fu una quasi vertenza sindacale ... per il fatto che i passeggeri si presentarono a tavola con mezz'ora di ritardo.
Acquistai due biglietti per una crociera di 7 giorni su una nave russa la Taras Schevcenko, ...
Facemmo scalo a Monaco, Marsiglia, Barcellona, Palma di Maiorca, Algeri, Tunisi. ...
Nel salpare da Algeri ci avvertirono che nella base militare, in cui era strettamente proibito l'accesso e la ripresa fotografica, era attraccata una nave italiana; non disponevo di un binocolo in quel momento, ma cercando d'identificare la nostra bandiera vidi l'alberatura inconfondibile di un veliero.
Non ne sono sicuro, ma giurerei che fosse la Vespucci e mi piace crederlo ancora oggi.
... ad un certo punto percepisci chiaramente quasi di essere parte della Nave, ti senti una sorta di ingranaggio di un grande meccanismo che consente alla “Signora del mare” di essere quello che è e di continuare ad esserlo.
Il punto vero, e questo è “interamente soggettivo”, sta nel come ciascuno percepisce questo suo ruolo, questo condividere profondamente e quotidianamente la sinergia Nave-uomo. Sinergia che sul Vespucci si sente molto, perché Lei non segue le regole standard, Lei è un’altra cosa, e ogni volta richiede e ti chiede comportamenti, azioni, impegno e interventi diversi, quasi personalizzati.
Inoltre Lei sa ricambiarti eccome, con la passione che ti cresce di giorno in giorno nonostante la fatica, la lontananza, le rinunce etc., con la consapevolezza e la soddisfazione di servire la Nave più bella del mondo, e con un sentimento tutto tuo che Lei ti ha regalato e che ti porterai dentro tutta la vita.
Molti anni sono passati, ma ricordo con piacere una gita a La Spezia effettuata dal parroco.
(***) il parroco seppe da un marinaio della presenza della Vespucci nel bacino di carenaggio e forza della tonaca che indossava riuscì ad avere il permesso di ingresso. Scortati da marinai armati abbiamo fatto questa visita eccezionale e ricordo ancora con piacere la visione di questa nave eccezionale nel bacino a secco. (***)
Sono un ex nocchiere di nave Vespucci. (…) una immensa emozione mi ha pervaso. I ricordi sono riaffiorati e i momenti magici che ho vissuto a bordo del Vespucci mi hanno fatto sentire orgoglioso di essere stato una parte della storia di questo meraviglioso veliero. (…) ha fatto rivivere momenti indimenticabili vissuti a bordo.
Non nego che, quando si chiudono le chiuse e l'acqua viene pompata via dal bacino di carenaggio, un velo di tristezza chiude il naso e impedisce di respirare a pieni polmoni ma ...è un attimo. Il bacino è la vita per il Vespucci e foriera di una prossima navigazione in perfetto assetto come è sempre stato. Quando il bacino è vuoto vedi il Vespucci nella sua interezza. (…)
Una cosa però voglio dirgliela: Io, a bordo, avevo accesso ad ogni angolo della nave e ho ricordi in ogni angolo e in ogni ponte e punto della nave: coperta, batteria, corridoio, addiaccio timone, locali frigoriferi e ovviamente infermeria, sala operatoria, la farmacia e i due ospedali. Sono caduto da ogni scala e ho battuto la testa dappertutto per salire o scendere da qualche parte. Non sopporterei che mi venga impedito di andare da qualche parte della "mia nave".
… un vero e proprio ciclone tropicale (…) Per cercare di evitarlo, il comandante decise di aumentare al massimo la velocità utilizzando tutte le vele a disposizione. In effetti raggiungemmo una incredibile velocità di ben 13 nodi! Le onde diventavano sempre più alte e la nave sembrava planare. (…) purtroppo, nonostante i nostri sforzi, ci rendemmo conto che non avremmo evitato “Chloe”. (…) ed aver fatto imbrogliare le vele, per ridurre ulteriormente la superficie esposta al vento, decise di disalberare … prima di disalberare, bisognava però ammainare i pennoni più alti.
La manovra di ammainare il pennone consisteva nello spostarsi simultaneamente verso l’esterno del pennone e raggiungere entrambi in modo sincronizzato le sue varee.
(…) incoscienza tipica dei giovani! Quando penso che io ed altri miei compagni, pochissimi per la verità, ci si faceva fotografare quando sullo sfondo, dietro al bompresso, anziché l’orizzonte si vedeva solamente una muraglia enorme d’acqua mentre la nave sprofondava nell’abisso. Tre giorni mangiando solo gallette e stando letteralmente legati vicino alle murate quando non appollaiati nei bastingaggi (…). Durante i tre giorni di tempesta la Vespucci aveva percorso 3 miglia … indietro!
Stamane ho avuto ancora la fortuna di salire a bordo di NAVE VESPUCCI, ti dirò la visito da quando mio padre mi portava e mi raccontava con molto orgoglio e tanta commozione che detta nave è stata costruita e varata nella città di Castellamare di Stabia cara a noi napoletani. ...
Stamane per la prima volta ho avuto la possibilità e la fortuna di portare mio figlio, e credimi a me fa sempre un grande effetto e suscita una grande commozione salire a bordo. Spero che anche a lui abbia fatto lo stesso effetto, ho cercato di trasmettere a lui le emozioni che a me ha trasmesso mio padre sia su NAVE VESPUCCI che su tutti i fiori all'occhiello delle nostre forze armate.
Mio padre ha vissuto due anni della sua vita su questa nave (ndr: nave scuola Cristoforo Colombo), dal 1938 al 1941 circa, ed io sono cresciuta all'ombra dei suoi racconti. Quando avevo circa 13 anni ho visitato con lui la Vespucci e l'ho visto piangere, di gioia e di commozione.
Adesso lui mi ha lasciato ma i suoi racconti li ha tramandati a me e a mio figlio che oggi sogna di entrare in Accademia e di imbarcarsi sul Vespucci. ...
Che dire? Ho vissuto sul Vespucci un'esperienza straordinaria, ma non come allievo, né come marinaio, ma come studente liceale di 17 anni, ed ero il più giovane a bordo. Eravamo nel 194*. Le carriere militari, a ridosso della guerra, non erano molto ambite ***
*** dieci posti per consentire a studenti del penultimo anno delle scuole medie superiori di partecipare alla crociera estiva del Vespucci. Io fui uno dei dieci.
Un'esperienza che ha segnato la mia vita, anche se poi ho fatto tutt'altro lavoro.
Ci vorrebbe un libro per raccontare le avventure e le emozioni di quei mesi. Basti dire che noi studenti fummo trattati al pari degli allievi, pur non avendo, a differenza di loro, alcun addestramento. E, bene o male, sapemmo adattarci, salendo sui pennoni a serrare o sciogliere le vele in pieno Atlantico, di notte. ***
Condivido la tua passione per il Vespucci e vorrei tanto che questa passione pervadesse ogni persona che vede la nave o che ci lavora.
Perché al Vespucci bisogna voler bene, o se preferisci, andare al di là del solo rapporto professionale.
Non è retorica la mia, ma ciò che ho messo in atto giorno dopo giorno durante le mie 4 campagne addestrative svolte a bordo per un totale di quasi 4 anni a bordo (non è poi così comune per un Ufficiale).
E mi piacerebbe, in cuor mio, che questa straordinaria nave fosse vista così da tutti coloro che si imbattono sulle sue rotte.
Ho tantissimi ricordi del Vespucci, che considero l'esperienza professionale più ricca di emozioni dei miei 17 anni in Marina Militare.
Ho parecchie foto e diapositive da qualche parte di quella crociera (corso ***) e quell'esperienza mi ha segnato per tutta la vita. Mi è capitato in seguito di vedere sia in mare che in porto (a Genova per esempio) il Vespucci e devo dire che ho sempre quando la vedo molta emozione ... non so se avrei il coraggio di salirci di nuovo a bordo (non so perché).
.... chi non c'è stato a bordo non può capire. Molti si domandano perché nel 2010 si continua a farlo navigare, io rispondo sempre che non è folklore, è una fabbrica di uomini del mare.
Sul Vespucci si dorme molto poco … In buona sostanza, la campagna addestrativa, oltre a battezzarti dal punto di vista nautico (molti di noi non erano mai andati seriamente per mare prima di allora), ti fa conoscere bene i tuoi compagni di corso. Vivere per quasi tre mesi in così poco spazio e soprattutto lavorare assieme ogni minuto della giornata mette a nudo la personalità ed il carattere di ogni singolo elemento …
Esperienza indimenticabile; spesso mi capita di sognare quei momenti e di svegliarmi convinto di essere a bordo.
Si vede che quella Nave ti è entrata proprio nel sangue ... ma la Nostra riesce a conquistare anche a distanza. Ho conosciuto persone che non l'hanno mai vista dal vivo eppure ne sanno un sacco, magia di quella vecchia Signora del mare che si fa maledire quando ci sudi e ci sputi sangue sopra, ma poi la ami alla follia per tutta la vita.
Direi, anche se non sono un medico, che la Tua Vespuccite è oramai cronica, per dirla senza tanti giri, te la porti nella tomba, ma sei in buona compagnia, siamo in tanti (mi ci metto anch'io) e per fortuna la "Vecchia Signora del Mare" ne contagerà ancora tanti.
Un corso dei corsi normali dell'Accademia è formato da un certo numero di persone (il mio è partito da 160), ma non è che poi fai amicizia con tutti. Si è vero c'è coesione, c'è unità, ma poi i veri amici sono poi quei tre o quattro con cui hai affinità e comuni interessi, è normale. ... A bordo equipaggio ed allievi sono divisi su tre squadre … e la vita di squadra è veramente gomito a gomito in tutti i sensi dal sonno, al lavoro, allo studio alla sospirata franchigia.
… a me è capitato di rincontrare un mio amico di infanzia che si era trasferito con la sua famiglia a *** e stava facendo la naja in marina. Il bello che ci siamo riconosciuti al porto di *** durante una notte di guardia: il mondo a volte è davvero piccolo. … dopo un paio di domande serrate si è concluso con: "....ma tu sei...???"...magia del Vespucci!
Quando sali a bordo, non sai proprio nulla. Si è vero per un anno all'accademia ti sei esercitato sul brigantino e tra le materie c'è attrezzatura e manovra, ma dalla teoria alla pratica in navigazione, ragazzi, l'abisso è davvero profondo. Sai un sacco di nomi di cose marinare, ma difficilmente li colleghi agli oggetti veri e propri. Poi dopo una settimana/dieci giorni, tra nostromi incazz**, calci nel sedere dai nocchieri e figuracce …, uno si sgrulla e come per magia diventi un dente di quel meraviglioso ed efficiente ingranaggio che è l'equipaggio della nave più faticosa del mondo.
Durante la campagna addestrativa è capitato diverse volte di essere affiancati e navigare per un po' assieme con qualche sommergibile di altre marine. Era molto bello, un sacco di saluti reciproci, come si usa quando si va per mare e ci si incontra e un sacco di foto da ambo le parti, specialmente da quei ragazzi che probabilmente erano emersi a quota periscopio, incuriositi da quella strana echo di quella strana nave d'altri tempi e, siccome poi i sommergibilisti sono, innanzitutto dei gran marinai, ne capiscono la bellezza e la salutano con rispetto.
… la vita che fanno, e al piano di sotto, quando sulla testa hai tonnellate d'acqua, non ti puoi permettere di sbagliare ... non la racconti di certo.
A proposito, di incontri sul mare durante la mia crociera sul Vespucci … stavamo incrociando le acque di fronte alla Germania (Mare del Nord, il mio preferito, il vero mare, quello che ti fa subito paura) ed era un bellissimo tramonto (sul mare vorrei vederne uno brutto), ero di guardia sull'aletta di plancia lato dritto, la nave portava solo le vele di taglio (fiocchi, randa, ecc.), il mare era piuttosto piatto ed il vento quasi impercettibile, la nave procedeva ad andatura semiridicola. Quando c'è poco vento far muovere tutto quell'acciaio panciuto è dura, comunque il Vespucci è bello anche così. … guardandomi in giro con il binocolo, … guardando le portacontainers … contro sole, bassissimo sull'orizzonte, intravedo un qualcosa in avvicinamento ad una velocità pazzesca. Era un F 104 (starfighter) dell'aviazione tedesca che, avendoci visto era sceso di quota e a suo (veramente suo) modo voleva salutarci. Quel pilota pensò bene di puntare a tutta velocità a non più di 50 metri dal pelo dell'acqua, contro di noi, per poi (non so dire a che distanza, ma potevo contargli i rivetti sulle ali) partire a candela su quasi a bucare il cielo. Lo spostamento d'aria di quella manovra ha gonfiato le vele per qualche istante e mi ha dato uno schiaffo sulla faccia. Il giochetto si è ripetuto tre o quattro volte da diverse angolazioni. Una volta esaurito il repertorio, quel pazzo ci è sfrecciato di fianco in volo rovescio salutandoci con due colpi d'ala per poi sparire da dov'era arrivato.
Col passare dei giorni, il piede marino diventa sempre più consistente, la nave non ha più segreti, i posti di manovra sempre più rapidi e tra nocchieri ed allievi si forma un amalgama incredibile. Dai primi posti di manovra da 90 minuti, alle mezz'ore scarse, e anche meno, di fine campagna. Alla fine è una macchina perfetta in tutti i suoi automatismi, il nostromo potrebbe anche non fischiare, c'è una sincronia che rasenta la perfezione e tutto questo ti inorgoglisce.
L'arrivo a Livorno da Portoferraio (tutte le campagne addestrative si concludono all'Elba) fu drammatico. Nessuno si aspettava quanto fosse doloroso il distacco dalla nave. Per tre mesi abbondanti, eravamo stati parte di lei e lei parte di noi; dapprima in maniera impercettibile, poi via, via, che i giorni passavano, questo processo di amalgama e di formazione da perfetti terricoli a marinai diventava sempre più evidente. Nessuno l'avrebbe immaginato, ma la mattina, all'arrivo in porto, tutti noi schierati in coperta con i bagagli fatti, con l'equipaggio al lavoro ai posti di manovra, ci siamo resi conto che la nave di fatto non ci apparteneva più. Il ricordo che ho di quel giorno è di una mattinata grigia, ventosa con qualche spruzzata di pioggia. La nave che entra in porto, la banchina gremita di parenti e curiosi che attendono il completamento delle manovre d'attracco. … Già in vista della linea di costa di Livorno, sempre allineati in coperta, scendono le prime lacrime, nessuno ha voglia di parlare, tutti abbiamo il classico "groppo" in gola.
La nave è ormai saldamente ormeggiata in banchina, le passerelle sono calate, cominciano a scendere i nocchieri per sistemare definitivamente l'ormeggio …
… il Vespucci stava svolgendo, con, collaudata ormai, maestria, il compito ufficiale per il quale era stato varato. Dei "terraioli", dei "bambocci", dei "pivoli", chiamali come vuoi, si stavano trasformando in uomini di mare a tutti gli effetti, faticando, sudando e imprecando, ma godendo di impareggiabili soddisfazioni che hanno poi marchiato indelebilmente il resto dei nostri giorni.
La partenza è di mattina, c’è un sacco di gente in banchina a salutarci … usciti dalla rada, l'oceano ci dà il benvenuto, con la sua famosa "onda lunga" e ci fa sentire subito che chi comanda lì .... è lui, come sempre!
Il vento si rinfresca ed il mare si sfrangia in mille creste bianche di schiuma. L'altoparlante, ci riporta di colpo alla realtà e diffonde in tutti i locali il fischio di Capo ***: posto di manovra generale alla vela … un paio di fischi ancora e via, si comincia a salire per le sartie, poche decine di secondi e gli alberi brulicano di persone: le formiche sono al lavoro.
Il sordo rumore delle vele che vengono liberate dai matafioni ed il successivo boato del vento che le gonfia, … Ormai è STORIA. Si guarda avanti, *** (ndr: il successivo porto) ci attende. *** (ndr: il porto appena lasciato) non si vede più, è solo un ricordo che ci porteremo dentro, fotografie che riguarderemo magari con i capelli bianchi e mostreremo ai nostri nipoti con una punta d'orgoglio.
La prora di questa nave ha molte onde ancora da tagliare e, noi, a farla vivere attimo dopo attimo, sempre più inglobati, con il corpo e con la mente, in questa maestosa struttura di legno e d'acciaio ..... il miracolo continua!
… tra uno scroscio di pioggia e l'altro (l'intervallo non superava mai il quarto d'ora), ad un tratto, la foschia si dirada del tutto, le nuvole, o meglio il cielo, decide che vuole farci vedere che a volte sa anche essere azzurro e non grigio come sempre. Uno sprazzo di un timido sole, che viene accolto con una ovazione da stadio, illumina la costa e l'adiacente tratto di mare. La vista ti fa impietrire, scogliere scoscese (ndr: Dover), di un candore innaturale, sono sferzate dalle onde del mare in un turbinio di schiuma. Il territorio sovrastante le formazioni rocciose è di un verde che pare un panno da biliardo. Lo spettacolo è da farti rimanere a bocca aperta … e adesso sei lì a poche miglia a guardarle in tutta la loro imponenza da questa nave meravigliosa.
Era veramente uno di quei momenti che vuoi vivere istante dopo istante, senza perderti niente.
Tu sai bene come il Vespucci, sia in porto, come in navigazione o alla fonda, riesce ad attirare curiosi a mandrie. E' nel suo DNA, nessuno può rimanere insensibile al suo cospetto. ...
... una delle cose che gli riesce meglio, fin da quando era in allestimento nel cantiere: attirare l'attenzione e mostrarsi in tutta la sua maestosità ed imponenza. Barche, barchine, barchette e barcone di ogni tipo e dimensione, da semplici cose galleggianti a mega yachts arrivano da ogni parte a rendere omaggio a questa Signora del mare. Molti la circumnavigano svariate volte, altri si fermano di fianco, altri ancora sono così vicini da sfiorarla. …. Saluti, sorrisi, qualcuno addirittura brinda. Noi, dai ponti ci godiamo la scena. … Qualcuno si ferma molto sottobordo e scambia con noi o con l'equipaggio qualche parola. E' una babilonia di lingue: spagnolo, italiano, italiano spagnolizzato, inglese, napoletano, siculo. Ogni maniera è buona per comunicare …
Carteggiare a bordo di una nave come il Vespucci è un'esperienza esaltante, perché ti consente di affinare tutte le tecniche possibili, dalla navigazione costiera, a quella d'altura, a quella astronomica ai sistemi più moderni allora in uso. Una vera e propria fucina per navigatori.
…. Ormai, i termini marinareschi e tecnici a bordo si sprecavano, finalmente, ad ogni nome studiato sui manuali di attrezzatura e manovra corrispondeva un oggetto e, a distanza di 3* anni, il sottoscritto ne ricorda ancora buona parte ... magia di quella NAVE.
… mi ritrovai con i due del tavolo a fianco (ndr: in un ristorante a terra) che chiacchieravano amabilmente con me domandandomi di tutto riguardo alla Nave.
… ed erano letteralmente rapiti da ciò che raccontavo loro. Per la prima volta, toccavo con mano la reazione della gente di fronte alla magia della Nave e dei suoi racconti … non potrò mai dimenticare le loro facce, i loro sguardi interessati che non si perdevano neanche la più insignificante delle mie parole; ma non ero io a parlare loro, era la magia di quella Nave che, molto discretamente, ma inesorabilmente, ti rapisce e ti incanta anche solo dopo un fugace sguardo da lontano.
Ognuno di noi, cercava di immagazzinare quante più sensazioni potesse per gustare ancora una volta quei momenti che da tre mesi a questa parte erano stati il quotidiano. C'era tantissima voglia di far bene, … tutto filava via a meraviglia, sembravamo una di quelle orchestre che suona un pezzo, magari anche difficile, da anni … Cominciavo solo adesso a rendermi conto di quale esperienza straordinaria e irripetibile ero stato attore e protagonista al tempo stesso, ci sentivamo tutti, ma proprio tutti cambiati e cresciuti nello spirito.
… come posso avere l'esclusiva; quando si parla della Nave, è lei ad averla, sempre e comunque, basta vedere come si porta bene gli anni che ha e come riesce sempre a catalizzare l'attenzione su di sé, anche quando è in mezzo a tante altre "colleghe" invelate.
A distanza di oltre trent'anni, il ricordo è ancora più che mai vivo, questo sì, ma certe riflessioni, quelle, sono figlie del tempo e danno ai ricordi un sapore ancora più profondo. … ma mi sembra di essere appena sbarcato ... sai quante volte ho certi sogni ricorrenti della vita di bordo o dell'Accademia?
Devo essere onesto, ancora oggi, il pavone che c'è in tutti noi, un po' se ne esce a fare la ruota e ne ha ben donde, certe esperienze, non sono mica da tutti, no?
… ho lavorato per 41 anni nell'Arsenale militare della Spezia, sono stato assunto come allievo operaio nel 196* … la mia vita lavorativa nel settore VELERIA del reparto ALLESTIMENTO NAVALE, prima come operaio poi per oltre ** anni come responsabile. … tutte le vele sono cucite completamente a mano libera. La VESPUCCI è l'unica nave al mondo ad avere ancora le vele in tela olona canapa cucite a mano, questo perché noi addetti siamo degli artigiani restauratori e cerchiamo di mantenerla come ci è stata lasciata e anche i materiali e le tecniche che adoperiamo per costruire o riparare le vele sono materiali quanto più uguali a quelli dell'epoca. … ho cercato con molta fatica di trasmettere la mia arte a centinaia di nocchieri, perche è un lavoro fisicamente duro (il trevo di maestra 350 mq pesa oltre 6 quintali) e non ci sono macchinari che ti possano aiutare tutto è fatto a mano, ma ne sono contento. …
... è stato per me, come per tutti quelli che hanno ricevuto il battesimo del mare sul Vespucci, un ritorno ai vent'anni e a un'esperienza unica ed esaltante, anche se terribilmente faticosa. A proposito della mancanza di sonno, da te giustamente citata, aggiungerei le osservazioni astronomiche al crepuscolo serale e mattinale con conseguente laborioso calcolo manuale per fare il punto nave astronomico ...
C'era poi la "lista di punizione" che consisteva nel lucidare i numerosi ottoni del Vespucci (che devono abbagliare sotto il riflesso del sole) ...
… potuto salire a bordo della nave più bella del mondo ed essere ricevuti in modo veramente apprezzabile. E' stata una esperienza magnifica che difficilmente dimenticheremo e che ha dato a tutti una grande gioia …
Tutti i partecipanti sono rimasti entusiasti della nave e del modo con cui siamo stati accolti, il bel sottotenente di vascello (o Guardiamarina) ci ha fatto da guida appassionata e orgogliosa di stare su quella nave, come ex ufficiali di artiglieria, qualcosa abbiamo imparato, per imparare tutto ci vuole un vita passata a bordo e non un paio di ore!
Comunque dopo la visita il numero dei convinti ammiratori della nave sono sicuramente aumentati.
Ciao sono Giuseppe, ho avuto l'onore di aver partecipato alla crociera addestrativa 1982/83 con la nave A. Vespucci, (***). Ero il musicista di bordo assieme ad altri tre commilitoni.
Questo il Gruppo: Pasquale Daniele al Pianoforte (cugino del grande Pino) - Michele Vairo al Basso (Bassista di Fiordaliso) - Salvo Licitra alla Chitarra (entrambi reduci l’anno prima da una tourneè con il cantante Wess in coppia con Dori Ghezzi) - Giuseppe Vacca alla batteria.
Quattro professionisti e una bella band insomma, eravamo stati scelti appositamente per portare la vera musica a bordo di quella fantastica nave che fino a quel momento avevamo visto solamente in qualche foto o pagina di giornale o in qualche servizio televisivo. Invece improvvisamente ci siamo ritrovati li come in un sogno, si come in un sogno! Con la sola differenza che il sogno si era tramutato in realtà … era proprio tutto vero!
(***) eravamo imbarcati come equipaggio militare, non a caso, ma scelti appositamente, considerato il nostro curriculum musicale (***) E così ci siamo rimboccati le maniche e preparato un repertorio straordinario, abbiamo spaccato tutto, suonando dentro e fuori la nave, da Londra a Cophenaghen a Barcellona ecc … riscuotendo consensi incredibili, lasciando un segno indelebile e scritto la storia musicale e la vita di bordo di quell’anno.
Ricordo da sempre quei cinque mesi trascorsi a bordo del Vespucci ed in particolare quando ero di servizio al brogliaccio nella plancia Comando (all'epoca furiere contabile) a volte a fianco del grande Comandante Straulino. Mi ricordo che quando i nocchieri erano in manovra a riva Lui sistemava personalmente la randa e molte volte mi diceva "furiere vieni a darmi una mano" cosa che io facevo con piacere. Ho tantissimi ricordi indelebili. Sono passati quasi cinquanta anni ma alcuni episodi li ricordo benissimo.
(…) Roberta, Lei può tranquillamente paragonare Tullio Dequal ad Agostino Straulino: può farlo, non è esagerato. A proposito della nuova vela (ndr: il comandate Dequal) mi ha risposto:
"Il Vespucci era privo dell' "augello" cioè di un quinto fiocco, uguale al gran fiocco, ma montato al rovescio molto in alto sul primo strallo di prora".
Come vede, la Sua richiesta è stata esaudita e mi fa doppiamente piacere perché:
- il nome della vela di Dequal, l'Augello (teso sul primo strallo di prora, in alto) è poco noto al mondo (…);
- sono riuscito a ricontattare il mio Grande Comandante che non sentivo da 25 anni. (…).
La traversata dell'Atlantico andata e ritorno è stata una esperienza straordinaria. Una delle più interessanti della mia vita.
Non è certamente l'acqua che scorre sotto la chiglia della nave o che attraversa senza barriera alcuna il ponte durante un uragano, e neppure il rollìo e il beccheggio - impossibili da sopportare e da descrivere se non si sono provati - o le balene e i cetacei che incontri o i delfini che attraversano la prora della nave senza neppure sfiorarla, non è neppure il barracuda che osservi dall'oblò sottacqua del tuo camerino a dare l'eccezionalità della doppia traversata.
Soprattutto è il lato umano della traversata che è fondamentale perché io possa esprimere un giudizio di "straordinarietà" dell'evento.
Perché vede, eravamo 230 uomini prima di arrivare alle Bermude e 350 uomini dalle Bermude alla Baia di New York e 350 di ritorno fino a Livorno.
Ecco perché è difficile raccontare una storia così lunga ...